GRANDI OPPORTUNITÀ…

 

Sicuramente anche tu avrai sentito dire la famosa frase “NELLA CRISI CI SONO GRANDI OPPORTUNITÀ” e, come molti, avrai pensato: belle parole, ottimo slogan, ma io che faccio con ordini cancellati e difficoltà nel vendere il mio prodotto?

Francamente anche io, per parecchio tempo, ho pensato la stessa cosa. Belle frasi fatte ma, in sostanza, era meglio quando la crisi non c’era. Magari non c’erano queste “GRANDI OPPORTUNITÀ” ma almeno si lavorava…

La crisi ha generato una serie di conseguenze negative come perdita dei posti di lavoro, abbassamento dei margini aziendali, annullamento degli investimenti, restringimento del credito bancario, in sostanza nulla di buono.

Con questo scenario, che al giorno d’oggi purtroppo è comune in molti settori, si fa fatica a cercare le grandi opportunità che in molti sono pronti a predicare come se fossero lì, dietro l’angolo, con noi che appaiamo svogliati, come se non volessimo coglierle.

Dopo un periodo di attenta osservazione, la partecipazione a diversi seminari, sono arrivato ad una mia personale conclusione: il problema al giorno d’oggi non è la crisi, o meglio, la crisi è la conseguenza della paura nell’affrontare il cambiamento.

LA CRISI É SOLO L’EFFETTO DELLA PAURA NELL’AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO

Allora non dobbiamo parlare di crisi, ma di come superare la paura di affrontare un cambiamento. Un esempio che rende molto l’idea è il seguente: sei in un Hotel, scatta l’allarme incendio e, invece di correre a prendere l’estintore per spegnere l’incendio, corri con un martello in mano e prendi a martellate la sirena per farla smettere di suonare.

Dunque, è inutile che parliamo di crisi fine a se stessa, la crisi è solo un risultato, dobbiamo risalire alla causa giusta che come ti ho annunciato è la paura del cambiamento.

PERCHÉ ABBIAMO PAURA DEL CAMBIAMENTO?

Cambiamento: non sempre la parola suscita sentimenti positivi, data l’imprevedibilità dell’evento stesso. Così, ne abbiamo paura e lo evitiamo, con il rischio di rimanere statici.

Cambiare richiede energia, forza di volontà, determinazione e voglia di perseverare, perché, a volte, di fronte ad alcune difficoltà, la tentazione di tornare indietro può annullare i propositi di cambiamento.

È talvolta difficoltoso proprio fare il primo passo, mettersi sulla strada della “trasformazione”, è senz’altro più comodo trastullarsi su ciò che si ha e non esplorare strade alternative perché potrebbero portare al cambiamento, inconsciamente temuto.

Ci sono tanti tipi di cambiamento. Io sto analizzando quello che riguarda il lavoro: le persone più disposte al cambiamento hanno in genere una buona flessibilità che deriva dalla professionalità e dalle competenze acquisite.

PIÙ IL CAMBIAMENTO TOCCA LA SFERA EMOTIVA, PIÙ RISULTA DIFFICILE RAGIONARE OBIETTIVAMENTE

Per dare una risposta al perché il cambiamento fa paura, iniziamo dalla parola greca “cambiamento” che ha la stessa radice semantica di “catastrofe” e la stessa desinenza di “movimento”. Risulta quindi come una sorta di stravolgimento che può dare origine a conseguenze imprevedibili.

Di per sé il cambiamento è insito nella vita, anche se non fa riferimento a nessuno stravolgimento: anche noi abbiamo bisogno di un rinnovamento continuo, sia biologico che psicologico.
Pensa solo al ricambio incessante delle cellule del corpo che ci mantengono in vita. Nel momento in cui questo cambiamento smette, ho una brutta notizia da darti: sei morto!

TUTTO QUELLO CHE NON CAMBIA É MORTO!

Anche in natura, tutto quello che non cambia è morto, una pianta se “non cambia”, ovvero non cresce, non fiorisce nelle varie stagioni, è morta.

La più grande potenza produttiva al mondo, la Cina, che ci fa paura in vari settori, come ha fatto ad arrivare a tutto ciò? Io a una vaga idea ci sono arrivato: forse, 10, 15 anni fa ha iniziato a comportarsi in modo diverso (cambiamento) nel settore manifatturiero e non solo…

IL MIO SFOGO!

E qui arriva il mio sfogo per quanto riguarda il settore in cui lavoro: ho visto numerose aziende lamentarsi della crisi, avendo nei loro reparti di produzione macchine utensili dove la più recente ha vent’anni.

In un mondo che cambia sempre più velocemente rispetto al passato, dimmi tu come si può essere o rimanere competitivo se si utilizzano strumenti di vent’anni fa, aventi caratteristiche e prestazioni che erano adeguate a quell’epoca.
E avere poi pure il coraggio di lamentarsi.

Guarda all’interno della tua azienda. In qualsiasi campo, da quello più spinto dei PC, dove quando lo compri è già vecchio, alle fotocopiatrici, stampanti, telefoni, etc…. in definitiva tutto è sempre in continuo cambiamento.

QUALE È LA CONSEGUENZA NEL RESISTERE AL CAMBIAMENTO?

La conseguenza è il meccanismo di difesa che tende a portare l’azienda a nascondersi e a isolarsi; alla lunga, la difesa dal cambiamento porta alla staticità, facendo entrare l’azienda in un circolo vizioso che genera indebolimento e non crescita.

Ho visto aziende leader di settore utilizzare questo meccanismo di difesa bloccando gli investimenti per anni. Questa condotta le ha portate ad un allentamento, bloccando lo sviluppo o meglio retrocedendo.

Una volta che passi questa soglia, è ancora più difficile introdurre il cambiamento dopo qualche anno, poiché se prima non ci sei riuscito non comprendi perché ora dovresti farlo.

IL CAMBIAMENTO FA CRESCERE E QUINDI IRROBUSTIRE

Bisognerebbe tentare di non scappare di fronte al nuovo, né rinunciare alle opportunità, ma cercare di affacciarsi alle nuove esperienze. Molte volte, nel mio settore, rilevo questa paura nell’affrontare i cambiamenti, ricevendo riscontri del tipo “Abbiamo sempre fatto così. Perché cambiare?”

Si tratta di sopravvivenza: rinunciare alle nuove opportunità equivale ad autocondannarsi all’immobilismo che risulta essere il male principale delle nostre aziende.

Calando questo concetto nel mio settore delle macchine utensili, vedo due grosse famiglie di clienti che davanti a nuove soluzioni come il produrre flessibile, produrre solo il venduto per abbassare le scorte di magazzino, riattrezzare in modo veloce, e cosi via, reagiscono con entusiasmo.

In questi tipi di aziende vedo, nei loro modi di fare, la voglia di affrontare il cambiamento, e noto una fiducia in se stessi pur essendo consci che un po’ di rischio c’è sempre, quel rischio che fa attivare la giusta adrenalina e ci fa sentire vivi.

Dal lato opposto, vedo aziende in cui nelle proposte innovative percepiscono solo pericoli. Questo genera in loro una sensazione di non controllo della situazione e, dunque, di potenziale dolore.

Con queste aziende l’esperienza mi ha portato a non insistere nel voler dimostrare a tutti i costi che il cambiamento tramite l’innovazione del parco macchine è la via giusta per loro. Sono talmente convinti di questo preconcetto, che preferisco investire il mio tempo a lavorare con aziende del primo gruppo.

D’altra parte non sono un missionario e non pretendo di convertire il mondo verso nuovi modi di produrre. Per fortuna ci sono aziende che comprendono l’importanza di cambiare in questo periodo così particolare. Se non rientri in queste aziende, non perdere altro tempo a leggere questo articolo, ti conviene fare altro.

Posso tranquillamente dire questo, perché come azienda abbiamo affrontato un cambiamento epocale al nostro interno: dal 1958 producevamo solo macchine TRANSFER ad alta produttività, dal 2005 abbiamo introdotto il MULTICENTER, una nuova macchina nata dalle nuove regole del mercato che è cambiato per:

PRODURRE SOLO IL VENDUTO SENZA FARE MAGAZZINO ED AVERE PIÙ CASH!

Proprio questo METODO DI FLESSIBILITÀ PRODUTTIVA mi ha fatto capire come il vero problema in molte aziende non è la crisi, ma la paura di affrontare il cambiamento.

Davanti a dati matematici di tempo ciclo, costo investimento e, alla fine, costo pezzo, ho visto persone non fare il passo perché questo METODO DI FLESSIBILITÀ PRODUTTIVA implica un cambiamento.

In un’azienda che impiega solo centri di lavoro, la mia proposta di introdurre il MULTICENTER per lavorare i loro particolari è stata bocciata perché avrebbe abbattuto il costo pezzo del 50%.

Perché bocciata? Avendo comperato centri di lavoro 12 mesi prima e messo in ordine altri due, il responsabile di produzione non se la sentiva di andare dalla proprietà perché aveva paura della reazione riguardo alle scelte fin ora adottate.

Dunque puoi trarre tu le conclusioni di cosa accade quando due forze come IMMOBILISMO e CAMBIAMENTO si scontrano, la parola più adatta è probabilmente CRISI.

Visto che il cambiamento del mercato non puoi governarlo, ti rimane solo una cosa da fare: trasformare l’immobilismo in cambiamento, in modo che cambiamento del mercato con cambiamento della tua azienda viaggino insieme e magicamente la parola crisi svanisce. Allora sì che si può finalmente affermare che:

NELLA CRISI CI SONO GRANDI OPPORTUNITÀ!

Ora ti porgo le solite domande e, come sempre, ti invito a scrivere le risposte, perché scriverle è più difficile che pensarle, serve più concentrazione. É però più facile che, scrivendole, escano quelle giuste.

COSA ACCADREBBE NELLA TUA AZIENDA SE AFFRONTASSI UN CAMBIAMENTO INTRODUCENDO UN NUOVO METODO DI FLESSIBILITÀ PRODUTTIVA?

…E COSA ACCADE SE CONTINUI A PRODURRE PER MAGAZZINO SPERANDO POI DI VENDERLO?

COSA RISCHI NELLA TUA AZIENDA
SE NON FAI NULLA E POSTICIPI LE TUE DECISIONI?

E TI RICORDO CHE…

NON SOPPRAVVIVE IL PIÙ FORTE, MA CHI SI ADATTA RAPIDAMENTE AI NUOVI SCENARI!

Se vuoi approfondire questi temi puoi ricevere il libro FLESSIBILITÀ PRODUTTIVA inserendo la tua mail qua sotto:

    La tua migliore email

    INFORMATIVA SULLA PRIVACY

    Leggi la nostra Privacy Policy

    Acconsento al Trattamento dei miei dati personali e alla ricezione di informazioni commerciali.

    Maurizio Porta
    Esperto Nella Produzione Flessibile